Gli animali da allevamento stanno soffrendo il caldo: l’allarme dall’agricoltura


In molte regioni italiane le mucche da latte mostrano chiari segni di sofferenza da calore. Quando le temperature superano i 30 gradi, gli animali iniziano a ridurre l’appetito, la ruminazione rallenta e il corpo entra in una condizione di stress fisiologico che incide direttamente sulla resa.

In Lombardia, che da sola produce circa il 45% del latte italiano, si registra un calo medio del 10% nella produzione, con punte del 15%. Ciò significa oltre un milione e ottocentomila litri di latte in meno ogni giorno. In Molise, la situazione è ancora più critica, con una riduzione della produzione che arriva al 30%. Un colpo pesante per un comparto già segnato dall’aumento dei costi e dalle difficoltà legate alla filiera.

Coldiretti lancia l’allarme anche da altre regioni: in Puglia e Sicilia le rese di latte e miele sono in forte calo, aggravate da una distribuzione idrica discontinua e da foraggi sempre più difficili da reperire. In Sardegna, la scarsità d’acqua nella Nurra ha portato all’interruzione delle irrigazioni per l’erba medica, compromettendo le riserve alimentari per gli animali.

Le soluzioni adottate dagli allevatori

Nonostante le difficoltà, gli allevatori italiani stanno cercando di tutelare il benessere animale attraverso pratiche consolidate e investimenti mirati. Nelle stalle del Piemonte e in particolare nel Torinese, sono già attivi sistemi di ventilazione automatica che si attivano quando la temperatura supera i 20 gradi. Le ventole sono posizionate strategicamente sopra le mangiatoie e le cuccette per evitare zone di ristagno e favorire la ventilazione uniforme.

Le doccette temporizzate o i nebulizzatori, attivati in base all’indice di calore e umidità (THI), permettono di raffreddare gli animali senza lasciarli bagnati grazie agli asciugatori ad aria. Ogni mucca ha il proprio spazio per mangiare, sdraiarsi e ruminare, in ambienti con lettiera asciutta e pulita, spesso in paglia di qualità.

Queste misure non solo aiutano a prevenire cali drastici nella produzione di latte e carne, ma riducono anche il rischio di insorgenza di malattie legate allo stress termico, come mastiti, problemi respiratori e alterazioni metaboliche.

L’alimentazione gioca un ruolo chiave

Accanto alle soluzioni ambientali, la nutrizione zootecnica gioca un ruolo centrale nella prevenzione degli effetti del caldo. L’integrazione della dieta con sali minerali, vitamine e potassio aiuta gli animali a mantenere l’equilibrio idro-salino e a superare i momenti di maggiore stress.

Aziende come Agroteam, specializzate in integrazione alimentare zootecnica, promuovono un approccio attento e preventivo che punta a rafforzare l’organismo animale prima ancora che insorgano i sintomi del disagio. Un’alimentazione formulata in modo intelligente può ridurre l’impatto negativo del caldo, migliorare le performance produttive e favorire una ripresa più rapida.

Le strategie alimentari più avanzate prevedono la frazionatura dei pasti, la scelta di alimenti altamente digeribili e l’uso di additivi naturali che migliorano l’efficienza del metabolismo anche in condizioni estreme.

I costi per gli allevatori e il supporto pubblico

Tutte queste misure comportano però un aumento significativo dei costi di gestione: energia per i ventilatori, acqua per le doccette, alimenti e integratori di qualità. Secondo le associazioni di categoria, gli allevatori stanno affrontando un periodo economicamente molto difficile, aggravato dall’aumento dei costi delle materie prime e da un mercato instabile.

Per sostenere gli investimenti nel benessere animale, la Regione Piemonte ha stanziato, tra il 2023 e il 2024, 45 milioni di euro di fondi europei. Questi contributi sono destinati al miglioramento delle strutture, all’acquisto di attrezzature e alla formazione degli operatori. Un passo importante, ma non sufficiente a fronteggiare un fenomeno che rischia di diventare strutturale.

Coldiretti, intanto, chiede l’approvazione immediata dell’emendamento che consente l’estensione della cassa integrazione agricola (Cisoa) per i lavoratori stagionali colpiti da eventi climatici estremi. Il recente Protocollo per la sicurezza climatica sul lavoro prevede già la sospensione delle attività nelle ore più calde, ma per le aziende agricole serve anche una copertura economica in grado di proteggere le filiere.

Gli effetti del caldo sulle colture e sull’alimentazione animale

Il problema, infatti, non si limita agli allevamenti. Le alte temperature stanno danneggiando anche le colture foraggere, fondamentali per l’alimentazione del bestiame. In molte aree del Centro e Sud Italia, si registrano crolli nella produzione di avena, orzo e mais, mettendo in crisi l’approvvigionamento.

Nelle campagne umbre e toscane si segnalano coltivazioni di meloni, angurie, pomodori e melanzane completamente bruciate dal sole. In Piemonte, la maturazione anticipata di uva e grano crea difficoltà nella raccolta e nella gestione della qualità. Anche i parassiti, come la Popillia Japonica, si stanno diffondendo più rapidamente, complicando ulteriormente la situazione.

Senza foraggio di qualità, le stalle sono costrette ad acquistare mangimi dall’estero a prezzi elevati, aumentando la dipendenza dalle importazioni e mettendo sotto pressione la filiera. Per altre news importanti visita la sezione dedicata.

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