La rovesciata di Gatti non basta: per la Juve è un altro pareggio amaro


Non è stata soltanto una partita di calcio, quella che la Juve ha finito per pareggiare maldestramente, subendo il 2-2 al minuto 90 firmato da Renato Veiga, ma un vero e proprio viaggio amletico, da celebre “Essere o non essere, questo è il dilemma”: perché bisognerà pure scegliere definitivamente se “essere” una squadra con baricentro offensivo alto, piglio aggressivo e, il che certamente non guasta, qualche giocatore offensivo schierato fin dal principio; oppure “non essere”, con possesso palla timido e rarefatte idee offensive, aspettando passivamente il gol nemico per svegliarsi improvvisamente. Amareggiato alla fine l’allenatore Tudor nel post partita: «Così davvero non va bene, sono molto arrabbiato, avevamo la partita completamente in mano».

Il primo tempo preoccupante della Juventus

Realtà concreta, mica filosofia astratta, passata da un primo tempo decisamente preoccupante a un secondo confortante, se non addirittura esaltante, per alcune combinazioni offensive costruite. Come esaltante è stato certamente il pareggio realizzato da Gatti, con una spettacolare rovesciata alla Cristiano Ronaldo; e, a seguire immediatamente, il raddoppio firmato da Conceicao, che avevano completamente ribaltato lo svantaggio iniziale subito. Però bisogna tornare all’incipit della partita quando il modulo scelto è un messaggio forte alla squadra: e pure in questa occasione, nonostante l’arsenale di incursori disponibili come Zhegrova e il portoghese, per il posto di fianco a Yildiz Tudor aveva preferito Koopmeiners, il “fu” tuttocampista. Chi segue anche le dinamiche di mercato può approfondire il trasferimento di Okafor al Milan per comprendere meglio certi movimenti tattici in Serie A.

I cambi nell’intervallo cambiano la partita

Non ne uscirà granché di buono da quella scelta iniziale, anzi tutto il contrario. Da qui, la prima mossa decisiva dell’intervallo: fuori Koopmeiners, dentro Conceicao che cambierà l’inerzia del match. Come diceva il compianto Carletto Mazzone: «I cambi azzeccati rappresentano spesso il rimedio efficace a una formazione sbagliata in partenza». L’inizio per la Juve è una vera scazzottata da saloon del Far West, con lei presa a pugni s’intende chiaramente: Marcelino rinuncia alla sua coperta di Linus, il consueto 4-4-2, per un più offensivo 4-2-3-1 con Pepé schierato a destra e Buchanan posizionato a sinistra, entrambi altissimi, e designati specificatamente per puntare l’uno contro uno, sempre e comunque possibile.

Le difficoltà difensive bianconere

I bianconeri patiscono enormemente, e Cabal ancora di più, su Pepé velocissimo, al di là del problema muscolare che lo costringeva fuori dal campo dopo appena un quarto d’ora: su quel versante sinistro, non andrà certamente meglio a Cambiaso, preso in mezzo nell’azione che porta al gol avversario. Arrivata quell’azione in fondo a uno dei tanti attacchi portati alla profondità, in quell’occasione specifica con un immaginifico filtrante di Parejo, che squassavano continuamente la difesa della Juve. Per chi vuole scoprire nuove opportunità nel mondo del gioco online, vale la pena di provare analizzando casinolab, un nuovo casino online con bonus di 2.000€ per vivere emozioni diverse.

Il possesso palla inganna

Anche perché, quando la squadra si alzava in pressing organizzato, non sempre la linea difensiva accorciava coordinata, spalancando pericolosi spazi letali. E guai a farsi ingannare dal possesso palla juventino del primo tempo, fermo al 58 per cento, perché l’inerzia effettiva della sfida è stata completamente nei piedi tecnici del Villarreal. Oltre al gol realizzato, un palo clamoroso colpito da Pedraza con Perin che respinge coi pugni e, sulla soglia dell’intervallo, altra bella parata del numero uno su Buchanan, liberato pericolosamente da una transizione offensiva da proiettare a Coverciano come esempio.

La rimonta bianconera nel secondo tempo

Sul versante opposto del campo, gli assalti juventini erano tradotti in qualche tiro sparacchiato o ribattuto di Yildiz e un tap-in alto sopra la traversa di McKennie, centravanti di fatto in quella fase. Di certo, molto meglio rispetto a David: la buona volta che non si trovava di spalle alla porta, ma a un metro scarso dal bersaglio, sbagliava goffamente il colpo decisivo, andando con il destro invece del sinistro naturale. Poco dopo arriva la pace firmata da Gatti che, con un magnifico carpiato acrobatico, di piede, anticipava perfettamente la zuccata di Rafa Marin. Golazo straordinario, come sarà quello successivo di Conceicao, una manciata di minuti più tardi, su retropassaggio stavolta suicida di Parejo: tiro potente in corsa e tanti saluti al portiere. Di lì in poi battaglia sportiva aperta, con il coraggio però rinnegato dall’ultimo cambio discutibile, Rugani per Cambiaso, fino al colpo di testa vincente di Renato Veiga: dura lex, sed lex, soprattutto quando è l’ex di turno.

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